Nel 1945 Peggy Guggenheim prestò una somma di denaro a Jackson Pollock e alla moglie, la nota pittrice americana Lee Krasner, per l’acquisto di una casa in legno con annesso fienile a Springs, Long Island. Chissà se aveva intuito che in quel fienile, trasformato in studio e laboratorio, si sarebbe scritto un capitolo fondamentale della storia dell’arte. Nel 1947, dentro quel fienile, un pittore abbandona il tradizionale cavalletto, stende una tela sul vecchio assito e inizia una sorta di danza circolare, una pittura molto fisica, dinamica in cui il colore cola direttamente sulla tela: nasce così “Alchemy”, e con essa la tecnica pittorica del dripping o pouring (gocciolamento, colamento).
Quello che va in scena alla Peggy Guggenheim Collection oggi è la straordinaria avventura del restauro resosi necessario a causa della grave alterazione dei colori originali, di una delle più importanti opere d’arte del XX secolo.
Il percorso espositivo accompagna il visitatore verso l’opera ritrovata nella sua composizione cromatica originale per mezzo di un coinvolgente apparato multimediale e interattivo che scandisce le singole fasi del restauro, e i molti e suggestivi reperti, quali i barattoli di colore, il telaio della madre utilizzato per fissare la tela, gli strumenti di pittura, le foto originali che ritraggono Jackson Pollock impegnato nelle fasi iniziali della creazione dell’opera (si noti il pavimento ancora intonso, quel pavimento che di lì a qualche anno sarebbe diventato un immenso e indistinto dripping).
Il risultato? La critica tradizionale descriveva solitamente “Alchemy” come un quadro nero con importanti striature argento, ciò che vedrete oggi invece, per la prima volta senza alcuna teca protettiva, è “la paletta estesa di 19 colori dal rosso, al giallo, al blu, all’arancione, come se da un tono grigiastro generale sia uscito un big bang di colori” sottolinea Luciano Pensabene Buemi, conservatore ma anche curatore della mostra insieme a Roberto Bellucci, Funzionario Restauratore Conservatore Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Alchimia di Jackson Pollock. Viaggio all’interno della materia.
Peggy Guggenheim Collection
Fino al 6 aprile 2015
Photo credits:
Opificio delle Pietre Dure
Matteo De Fina
C.S.