Nel selvaggio sud della Sardegna, c’è una casa vacanze immersa nella natura, a pochi passi dal mare. E’ un luogo dove la felicità sembra avere sostanza e materia. E’ solo per amici e amici di amici. Qui si vive l’esperienza del viaggio e dell’ospitalità in una maniera che sentiamo molto affine a noi e per questo vi raccontiamo.
Storia di Casa Namasté, immaginata, studiata e costruita da Tiziano, veneziano doc, d’altrove.
– Un veneziano che emigra in Sardegna. Cosa hai lasciato, cosa hai trovato, cosa hai portato?
Veneziano sì e fortunatissimo di essere nato e cresciuto a Venezia. Consapevole di tale privilegio credo di non aver lasciato nulla, Venezia è parte essenziale di me ed io sono parte essenziale di lei. E’ la mia Mamma. Ogni giorno, ovunque io vada, trovo cose meravigliose, non solo in Sardegna, ovunque, e queste scoperte quotidiane le devo a Venezia che mi ha regalato l’attitudine, l’ apertura verso il viaggio, la scoperta, l’avventura e chiaramente il commercio. Nascere e crescere a Venezia è come vivere perennemente su un palco. Le luci sempre puntate e il giorno dopo giorno impari a vivere, a recitare.
– Una vita vicino al mare, sembra essere il tuo elemento naturale…
Sì, sicuramente lo è. E con esso la sabbia. Prima di trasferirmi in Sardegna ho fatto una ricerca abbastanza accurata e ne è risultato che nessuno poteva vantare lo stesso numero di ore che avevo passato io sulla spiaggia nei miei primi quarant’anni di vita. Un beach boy più che altro.
– Raccontaci una tua giornata tipo di adesso. Quando eri a Venezia invece? I tuoi posti del cuore? La cosa che più ti manca della tua città?
Da quando mi sono trasferito quattro anni fa, mi sto restaurando casa e vi assicuro che la giornata vola, tra progettazione, scelta materiali, messa in opera, insomma un’impresa edile unipersonale partita con esperienza praticamente pari a zero ma con tanto tanto bisogno di esprimermi, di realizzare. A Venezia dopo vari capitoli fortunati (Casanova Music Cafè, Terrazza Acropolis, Quotamare, Centrale Restaurant Lounge, Culinaria Oasi Alberoni, Lions barefoot) mi mancava lo spazio. In realtà sono sempre stato un girasole pronto a rincorrere l’estate, la spiaggia e devo dire che la Sardegna e sopratutto il meno conosciuto Sud della stessa sembrano perfette per me. Di Venezia non mi manca nulla anche perchè ce l’ho a poco più di un ora di volo e con le compagnie low cost riesco a concedermi molto spesso gite nella mia amata.
– Casa Namasté, un nome originale per questi luoghi, un’idea forte e definita di ospitalità. Che tipo di esperienza offri ai tuoi ospiti? A cosa ti sei ispirato nel creare questo progetto?
Saluto e riconosco la divinità che risiede in te. Questo il significato che più mi piace del saluto indiano namasté. Ed è questa voglia di entrare in contatto con la divinità che risiede in me che mi ha spinto verso uno spazio dove poter coltivare questa ricerca.
Ai tanti amici che mi vengono a trovare durante tutto l’anno e nella lunghissima stagione estiva (da aprile a ottobre) offro un punto di vista, un’alternativa, stimoli per il meraviglioso viaggio alla ricerca di se stessi. Ogni singolo dettaglio, ogni singolo errore di casa Namaste sono frutto di questa ricerca interiore. La casa, che io amo chiamare la barca, è solo un mezzo di trasporto, un piacevole ed utile traghetto che può condurci su nuove spiagge colme di consapevolezza. Luoghi dove non esiste il giudizio, niente giusto o sbagliato, lontani dai sensi di colpa e sempre più vicini a se stessi in sintonia con il tutto.
– C’è qualche idea, qualche progetto che vorresti realizzare a Venezia o per Venezia?
A Venezia, come ovunque, soffro molto nel vedere l’abbandono. In questo momento sto pensando alla zona del Lido dell’Ex Ospedale, che meravigliosa cittadella per studenti e ricercatori. Per anni ho cercato invano, evidentemente, il modo di avere in concessione il faro dismesso degli Alberoni per realizzare qualcosa di molto simile a Casa Namasté. Se avessi la bacchetta magica metterei sul ponte di comando un sacco di madri, donne meravigliose in sintonia con tutti i bimbi dell’universo e farei partire questa rivoluzione proprio da Venezia.
– Pensi a un viaggio senza ritorno, oppure Venezia rimane nei tuoi orizzonti?
Non sono convinto che un vero viaggio possa avere un ritorno, al massimo quella la definirei gita. Venezia è e rimarrarà sempre negli orizzonti dell’umanità. Per me Venezia rimane la Madre del mio spirito pronta ad accogliermi festosa e premurosa, gentile ed entusiasta ad ogni mia partenza. Io la amo.
– 3 aggettivi per Venezia.
Magica, simpatica, provocatoria.
Tel. +39 335 5277331
F.B.