Verso le Grandi Gallerie, questo il titolo di un ambizioso progetto ancora in corso che prevede di dare nuova vita a una delle più importanti pinacoteche al mondo, raddoppiando e riorganizzando gli spazi espositivi.
Dopo il trasferimento dell’Accademia di Belle Arti, nel 2005 sono iniziati i grandi lavori di restauro di alcune sale destinate all’ampliamento del museo, secondo il progetto dell’architetto Tobia Scarpa, il cui padre Carlo aveva già rinnovato e curato gli arredi di alcune sale negli anni cinquanta. È poi stato finalmente creato un nuovo spazio dedicato a mostre temporanee, con entrata separata dal museo.
La prima tranche del progetto si è conclusa pochi mesi fa con l’apertura al pubblico di cinque nuove sale al piano terra che si snodano attorno al magnifico cortile palladiano dell’antico monastero dei Canonici lateranensi. Le nuove sale accolgono circa quarantasei opere organizzate per nuclei tematici, la maggior parte costituita da ritratti di artisti membri dell’Accademia dal Seicento all’Ottocento, come Luigi Crespi e Francesco Hayez. Una sala è poi dedicata alla grande pittura veneta dei soffitti, come l’imponente e luminoso tondo della Scoperta della Vera Croce e Sant’Elena di Giambattista Tiepolo, qui ricollocato con una inclinazione che restituisce la sensazione di chi osservava il dipinto dal basso.
Ma nel visitare queste nuove sale e nello scorgere la vuota successione di quelle ancora da allestire, si ha l’impressione che il progetto delle Grandi Gallerie abbia subito una battuta d’arresto, a cui la recentissima nomina della nuova direttrice Paola Marini speriamo possa rapidamente porre rimedio. Ci viene allora una gran voglia di salire le scale che portano alle “vecchie” Gallerie dell’Accademia – ospitate nel complesso formato dalla Chiesa della Carità, dal monastero e dall’omonima Scuola grande – e ritrovare i capolavori assoluti dell’arte veneta dal Trecento al Settecento, opere che, malgrado immerse in un atmosfera un po’ vetusta e polverosa, riescono a dare sempre grandi emozioni.
Il nucleo originario della collezione è costituito dalle opere dell’Accademia dei pittori e scultori fatte qui trasferire da Napoleone nel 1807 e arricchito da innumerevoli capolavori provenienti dalle chiese e dai monasteri veneziani da lui soppressi.
Sono i capolavori del Rinascimento, epoca d’oro della Serenissima, ad attirare e incantare generazioni di visitatori. Il San Giorgio del Mantegna, la Pala di San Giobbe e tutte le altre malinconiche Madonne del Bellini, il Ritratto di giovane gentiluomo di Lorenzo Lotto, Giorgione e la sua enigmatica Tempesta, piccola tela ammirata e discussa, fonte di innumerevoli e mai definitive interpretazioni. Il Rinascimento maturo è rappresentato dalle opere del Veronese, fra le quali spicca l’immenso Convito in casa di Levi, e dalle numerose e imponenti tele di Tintoretto, come quelle dedicate alle Storie di San Marco. Vale la pena poi di sedersi ad osservare i folti e silenziosi personaggi che animano gli otto grandi teleri narranti le Storie della Reliquia della Croce, realizzati da Gentile Bellini, Giovanni Mansueti e Vittore Carpaccio o quelle dell’avvincente ciclo delle Storie di Sant’Orsola, ancora di Carpaccio.
Un po’ disorientati da tanta bellezza, cerchiamo l’uscita passando sotto la volta del prezioso soffitto quattrocentesco della Sala dell’Albergo, l’unico rimasto intatto a Venezia, ma, quasi sulla soglia, ci appare azzurra e luminosa una fragile bambina che sale le scale: le Gallerie dell’Accademia esigono quest’ultimo tributo davanti all’unica opera del museo collocata nella sua sede originale: l’enorme tela della Presentazione di Maria al tempio di Tiziano.
Aperto > lunedì dalle 8.15 alle 14 (ultimo ingresso alle 13)
da martedì a domenica dalle 8.15 alle 19.15 (ultimo ingresso alle 18.15).
M.L.