Che ci crediate o no questa volta Inside Venice, che non vuole essere tacciata di snobismo, abbandona la ricerca di tutto ciò che è off (itinerari, interessi, gusti) per indirizzare la vostra attenzione (solo per un minuto, giuriamo) su Piazza San Marco.
Avete letto bene: Piazza San Marco. Gli interni dorati della basilica che riverberano alla luce delle mille candele? Il settecentesco Caffè Florian e la sua orchestrina? Palazzo Ducale? Tutto è stato scritto e detto su uno dei luoghi più visitati del mondo, un luogo che racchiude in sé l’essenza stessa della bellezza. L’occhio si perde tra fregi, losanghe, mosaici scorci panoramici.
Il sottoscritto, che pure la attraversa due volte al dì da più di vent’anni, non è da meno. Naso all’insù o naso all’ingiù, la sovrabbondanza di bellezza finisce con lo stordirti. Ma può un piccolo dettaglio sfuggirti per un intero ventennio? Dove guardavi, cosa pensavi? Qualche tempo fa si smantella l’ennesima impalcatura, un’altra piccola porzione di marmo torna al suo splendore originale, liberata dalla patina della storia, dalla fuliggine del carbone che in giorni di scirocco o garbin giungevano dalle industrie dell’isola della Giudecca, e non puoi credere ai tuoi occhi.
Eppure è lì. “P I A Z Z A S A N M A R C O”. Non è il tradizionale nizioleto, il tipico elemento della segnaletica veneziana, è inciso sul marmo, ma anche il carattere è quello, sembra stencil, o forse bold. E quindi c’è stato un tempo in cui si è reputato necessario indicarne il nome, come non fosse palese che quella era Piazza San Marco. Il carattere eccezionale di questo luogo ci ha forse fatto dimenticare che un tempo quella era la piazza di una città come tante altre e la segnaletica era doverosa. Ora è lì, ignorata dai più, vestigia di una quotidianità che poco può innanzi alla monumentalità. Ubi maior minor cessat, come si suol dire. Semmai vi venisse voglia, senza trascurare il resto per carità, di individuarla prima che il tempo la restituisca al suo oblio sappiate che il titolo è già un indizio.
C. S.