In un’epoca in cui pare che l’unico imperativo sia quello della connettività bisogna ammetterlo: A Venezia quasi tutti gli edifici sono storicamente in rete, uno o più sottili fili hanno sempre collegato un edificio ad un altro.
I fili della biancheria.
A Venezia i tiranti per la biancheria sono opere di alta ingegneria; compiono voli ardimentosi, disegnano lunghe gittate attraverso calli e corti, campi e canali per conficcarsi a una qualsiasi parete opposta, non risparmiando in questo neanche la sacralità di una chiesa (se non ci credete recatevi presso la chiesa di San Giuseppe).
Il momento ideale è una bella giornata di sole che segua qualche giorno bigio di pioggia. Lo stridore metallico delle carrucole, il vociare che si diffonde dalle finestre aperte, il profumo di sapone di Marsiglia preannunciano l’evento: improvvisamente i quartieri più popolari si vestono a festa.
Un festival del bucato, un interminabile gran pavese che colora e profuma interi sestieri.
In qualsiasi altra parte del mondo sareste forse considerati dei voyeur, ma non a Venezia: Calzini, canottiere, camicie, lenzuola, ma anche reggiseni, mutande, nulla viene negato alla vista del passante che, bighellonando naso all’insù, potrà quasi entrare nell’intimità delle case altrui.
E credeteci, non vi è alcuna ostentazione folcloristica o compiacimento esibizionistico in questa “occupazione” dello spazio aereo urbano. Nei quartieri più popolari la vita domestica si svolge ancora nelle calli, nelle corti e nei campielli, spazi che vengono concepiti come un’estensione della propria abitazione e che come tali vengono vissuti.
Mettete da parte le vostre remore quindi, e, con un po’ di garbo (non guasta mai), mettetevi ad osservare i panni stesi al sole e al vento: vi rilasserà, parola di Inside Venice.
Periodo ideale: primavera e autunno dopo una o più giornate piovose
Zone ideali: sestiere di Cannaregio e sestiere di Castello
C.S.