L’antico mestiere dei “batti e tira oro” fu importato da Bisanzio a Venezia intorno all’anno 1000. Se verso la fine del ‘700 quest’arte contava circa 80 capi maestri e 107 lavoratori -per un totale di 46 botteghe– oggi, a Venezia, si trova l’ultima famiglia di artigiani in tutta Europa che ancora tramanda una tradizione millenaria.
Abbiamo visitato il laboratorio Mario Berta Battiloro, dove questo materiale, insieme all’argento ed altri metalli preziosi, continua ad essere lavorato a mano, trasformato da lingotti in finissime foglie seguendo un’antica maestranza che oggi rischia di scomparire per sempre.
In questo piccolo laboratorio nel sestiere di Cannaregio, dove vi soggiornò anche Tiziano Vecellio, si cerca di rispettare quanto più le tecniche di lavorazione del passato, rimaste quasi invariate da quelle che leggiamo nelle testimonianze o vediamo raffigurate in vecchie stampe. Mario Berta Battiloro nasce nel 1969 dalla volontà di continuare l’antico mestiere di famiglia iniziato nel 1926. Di loro produzione è l’oro usato per il campanile e i mosaici della Basilica di San Marco e la Madonnina del Duomo di Milano.
Dalle fasi iniziali di fusione e laminatura, la battitura finale dell’oro è senz’altro il momento che incanta di più. Con martelli dai 3 agli 8 chili e il movimento ridondante del braccio -e la spinta impercettibile del busto-, Marino arriva a battere il metallo anche per 2 ore consecutive, che viene così ulteriormente disteso assumendo l’aspetto definitivo. Le lamine sottilissime, tanto da vedere la luce filtrare attraverso, vengono poi divise da mani esperte e disposte in libretti.
La foglia d’oro veniva usata in molte occasioni: nei mosaici, nel vetro, nella rilegatura dei libri e per la decorazione dei sontuosi palazzi veneziani. Ma era anche richiesta dai fabbricanti del cuoio dorato (i cosiddetti cuoridoro), e dai tessitori per la trama di stoffe preziose. Oggi le figlie Sara ed Eleonora, le più giovani in questa piccola azienda, hanno deciso di seguire le orme della famiglia innovando l’attività e allargando l’utilizzo delle foglie d’oro, oltre che per fini artistici, ad uso alimentare e cosmetico.
Una sorta di micro catena di montaggio familiare che rende ancora più unica questa incredibile attività.
Pare impossibile che la decadenza di questo mestiere a Venezia iniziò nel 1700 a causa della concorrenza degli artigiani della terraferma e l’arrivo di vernici dorate dall’estero -di gran lunga più economiche-. E l’ultimo maestro in grado di tramandare questa lavorazione artigianale, se non verrà presto sostituito, è proprio Marino, oggi.
Nessun manuale, né corsi, né libri per impararne le tecniche. Quello dei battiloro è un mestiere antico che non si apprende velocemente, ma è un lavoro che va capito, assimilato solo con molta pratica, dedizione e le dritte di un buon mentore. Imprescindibile è l’ascolto di sé stessi e il forte rimando alla natura e alla simbiosi dei materiali con quest’ultima, perchè lavorandolo, ci racconta Marino, che dal suocero ha imparato questo mestiere, si può sentire come l’oro cambia delicatamente in base al tempo e alle maree.
Molte tecniche artigiane in Italia stanno scomparendo, preziosi saperi di un patrimonio culturale tutto da preservare, che sentiamo la necessità di proteggere e diffondere. Quella dei battiloro fu una delle poche arti aperte anche ai forestieri. Ecco il desiderio della famiglia Mario Berta di richiamare l’attenzione di nuove leve, artisti, e chiunque senta il desiderio di difendere questa tradizione affinché non venga persa, o rimpiazzata per sempre dal lavoro meccanico.
Se trovate questa storia incredibile così come l’abbiamo trovata noi, allora è il momento di candidarsi o passare parola!