San Giobbe, Madonna dell’Orto, San Giacomo dell’Orio, San Martino, San Zaccaria, San Francesco della Vigna, San Rocco*. Neoclassico, barocco, gotico, rinascimentale, e poi Palladio, Tintoretto, Palma il Giovane, il Veronese. Un compendio di storia dell’arte, una rassegna di stili architettonici, preziose tele e affreschi, ornamenti sacri e…campi da basket.
A Venezia le chiese non sono solo un luogo di preghiera e raccoglimento, ma spesso e volentieri sono anche il luogo dove è facile trovare un campo da basket in cemento. È difficile stabilire quando e come sia nato questo feeling tra la Chiesa cattolica e il basket (tra l’altro molto saldo anche oltreoceano dove molte università cattoliche eccellono nel basket). Forse fu solo per necessità: la pallacanestro, al contrario di altri sport, si poteva giocare anche in palestre improvvisate e negli spazi più ristretti di un semplice cortile.
A volte vi si accede attraverso l’immancabile patronato, il tradizionale luogo di aggregazione di molti bambini veneziani. Ma non raramente ci si può avventurare attraverso il silenzio e la penombra di canoniche e sacrestie profumanti di fiori e incenso. Luoghi misteriosi e spesso spogli, ma dove, a noi bambini, chi di voi può negarlo, pareva di cogliere l’essenza del mistero divino molto più che davanti a un altare. E poi attraverso un’infilata di stanze povere negli arredi e nel riscaldamento, una piccola porta e il ritorno alla luce naturale di un cortile dalle alte mura, i due canestri solo di recente affiancati da due porte da calcetto, le righe del campo dipinte in modo artigianale. Il rimbombo dei palleggi era spesso udibile anche durante la messa (inutile aggiungere che non si poteva imprecare) e si esauriva solo quando calava il buio.
Molti di questi campi sono ancora accessibili, magari anche solo per una visita se vi manca il coraggio di giocarci (provate con San Zaccaria). E se vi sembrasse eccessivamente frivolo l’accostamento, ammesso che ci sia una totale concordanza su ciò che è sacro e ciò che è profano, pensate a quanti di noi si sono rivolti lassù purché entrasse un tiro da tre. E se neanche questo bastasse a convincervi Inside Venice è pronta a consigliarvi in alternativa il playground più panoramico del mondo: Sant’Elena. Sarà difficile mantenere la concentrazione mentre il sole tramonta sul bacino di San Marco.
C.S.
*L’elenco è incompleto