Si può fare della propria piccola bottega artigiana un luogo di resistenza ai grandi eventi evolutivi della Storia? Si può sopravvivere alla digitalizzazione della tecnica tipografica e al turismo di massa? La stamperia Venezia Stampa di Luca e Michele è lì a dirci che si può.
Tutto comincia nel 1989. Luca è figlio d’arte e testardamente intende seguire le orme del padre mentre i coetanei anelano il posto in banca; Michele vive tra le note del pianoforte, ma finisce col preferirvi il suono cadenzato di una tipografia (conoscete un laboratorio più ricco di suoni di una tipografia?). Michele disegna, progetta, Luca realizza, maneggia i corpi tipografici. Che tutto ciò succeda a Venezia, luogo dove operò Aldo Manuzio, considerato il più importante tipografo del Rinascimento nonché il primo editore in senso moderno, non è certo un caso. E non ce ne voglia il grande maestro se poi al centro di tutto c’è una macchina tipografica Heidelberg del 1968, il cui nome rimanda più a Gutenberg che al genio veneziano.
Entrare nel loro laboratorio tipografico è un’esperienza sensoriale totale. Il suono ritmato della stampa, l’odore dell’inchiostro, della carta, del piombo, dell’olio lubrificante che aleggia, ci dice che tutto quello che ammiriamo intorno a noi, in uno spazio costipato di manifesti, cartoline, ex libris e innumerevoli altre opere cartacee, è stato prodotto lì, con amore, sacrificio e la testardaggine di chi pensa che si possa, in epoca di vacanze social, spedire una cartolina artigianale da una città come Venezia. “Festina lente”*quindi!
*”Affrettati con calma” era il motto adottato da Aldo Manuzio, il cui marchio editoriale era un’ancora (la calma, la solidità) sulla quale si avviluppa un delfino (la velocità). Ora Luca e Michele non ci giudichino troppo suggestionabili, ma non trovano strano che l’accumulazione del capitale necessario per aprire la tipografia, i famosi 15 milioni di Lire, sia avvenuta proprio in una pescheria?