{"id":16434,"date":"2023-10-05T11:43:28","date_gmt":"2023-10-05T09:43:28","guid":{"rendered":"https:\/\/www.insidevenice.it\/?p=16434"},"modified":"2024-04-22T16:33:48","modified_gmt":"2024-04-22T14:33:48","slug":"nicoletta-saggio-x-gli-incurabili","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.insidevenice.it\/nicoletta-saggio-x-gli-incurabili\/","title":{"rendered":"Nicoletta Saggio X Gli Incurabili"},"content":{"rendered":"\n

Nicoletta Saggio \u00e8 una persona poliedrica e sorprendente. Grande appassionata d\u2019arte, ha lavorato per moltissimi anni in campo teatrale, artistico e negli eventi. Originaria di Conegliano, nel cuore delle colline del Prosecco, si \u00e8 trasferita a Venezia quasi vent\u2019anni fa per un master e, nel rimanere, ha poco a poco conosciuto la citt\u00e0 in tutte le sue sfacettature e le sue dimensioni, da quella pi\u00f9 sfarzosa a quella pi\u00f9 profondamente umana. Ora vive con la sua famiglia a Murano, gira in barchino e si occupa di guidare gli ospiti di Hotel Flora e Casa Flora alla scoperta dei lati meno scontati e pi\u00f9 stupefacenti di Venezia, trasmettendo il suo amore viscerale per la bellezza, per l\u2019arte e per i vecchi libri.<\/em><\/p>\n\n\n\n

INTERVISTATA DA VALERIA NECCHIO<\/em>
FOTO DI NICOLETTA SAGGIO<\/em><\/em> \/ RITRATTI DI VALERIA NECCHIO<\/em><\/em><\/p>\n\n\n\n

Ascolta la playlist di Nicoletta x Gli Incurabili<\/a><\/strong><\/p>\n\n\n\n

V: <\/strong>Credo tu sia la pi\u00f9 \u201cveterana\u201d tra tutti gli incurabili intervistati fino ad ora.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Eh s\u00ec. Mi hai fatto fare i conti. Ero convinta di essere qui da 17 anni. Poi ho controllato e ho visto che sto per raggiungere il ventennale l\u2019anno prossimo.<\/p>\n\n\n\n

V: Raccontami del prima<\/em>.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Io sono nata e ho vissuto fino ai 18 anni sui colli di Conegliano, in un casale in mezzo ai vigneti. La mia \u00e8 una famiglia contadina da generazioni. Produciamo uva (Glera), abbiamo molti vigneti e campi di granturco, un tempo avevamo anche le vacche. I miei genitori, \u00e8 come se fossero i miei nonni, nel senso che, a parte l’anzianit\u00e0, anche come mentalit\u00e0, sono molto all\u2019antica. Mi sentivo molto diversa dai miei coetanei: ero l’unica che viveva fuori comune; da noi, in mezzo alla campagna, non arrivava neanche il pulmino, dovevo andare a scuola in macchina. E poi, al pomeriggio, finivo presto i compiti per andare a dare il fieno, mungere, vendemmiare, seguire orto, pascolare I tacchini\u2026era una meraviglia.<\/p>\n\n\n\n

V: Un’infanzia agreste, insomma, per\u00f2 felice.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Felice s\u00ec, ma per dire, fino a che non sono andata all\u2019universit\u00e0 non avevo mai fatto vacanze, non avevo mai dormito fuori casa nemmeno una notte. Non siamo mai andati al mare. Quindi la mia prima volta in cui ho dormito fuori casa, fuori dal mio letto, \u00e8 stata la prima notte a Udine, da fuori sede.<\/p>\n\n\n\n

\u201cEravamo tutte persone che, non essendo di qua, ma avendo scelto di rimanerci, dovevaMo piantare radici ancora pi\u00f9 profonde, perch\u00e9 quel legame lo vuoi, lo cerchi. Non vuoi sentirti uno straniero in mezzo agli stranieri, vuoi essere riconosciuto. E siccome non \u00e8 facile, ti dai da fare.\u201d<\/em><\/em><\/p><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

V: C\u2019era il bisogno di andarsene, insomma.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: S\u00ec, a quel punto andava bene qualsiasi cosa. Ho scelto economia aziendale perch\u00e9 mi sembrava una scelta consapevole, ma poi mi sono laureata in fretta e furia perch\u00e9 non ne potevo pi\u00f9 del mio percorso di studi \u2013 mi mancava tutta la parte umanistica, che era la mia preferita. Dopo la laurea, ho fatto un anno e mezzo a Gran Canaria, un Erasmus che poi \u00e8 proseguito in un\u2019esperienza di lavoro. E, di ritorno, ho deciso che volevo continuare a studiare, ma per non buttare all\u2019aria tutto quello che avevo fatto e anche per non scontentare la famiglia, ho cercato qualcosa che combinasse economia e arte e ho scelto un master in economia e gestione delle arti e delle attivit\u00e0 culturali, che ora \u00e8 di gran moda ma all\u2019epoca era agli albori. Mi sono trasferita subito a Venezia. Ho fatto un trasloco senza passare per il via, tra cose di Udine e cose dalle Canarie, bypassando completamente Conegliano.<\/p>\n\n\n\n

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V: E come \u00e8 stato arrivare a Venezia?<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: In realt\u00e0 sapevo bene cosa significasse vivere su un\u2019isola. Prima c\u2019\u00e8 stata l\u2019isola vigneto<\/em>, da cui non uscivo mai. E poi ci sono state le Canarie, dove mi sono innamorata dell\u2019acqua. Quindi, non so come, ma arrivata a Venezia mi sono sentita come se avessi sempre abitato qui.<\/p>\n\n\n\n

Dopo gli studi, ho fatto un tirocinio al Teatro Fondamenta Nuove, un posto magico che purtroppo ha chiuso nel 2016, ma che ora \u00e8 in attesa di essere riaperto. Era un teatro di rappresentazione e c\u2019era un grandissimo fermento culturale. Ecco, quello \u00e8 stato un luogo che, a proposito di Incurabili<\/em>, ha fatto innamorare tante persone che poi si sono fermate \u2013 persone anche dall\u2019estero che hanno portato tanto alla citt\u00e0 e che poi hanno trovato percorsi diversi, coltivando competenze diverse tra arte, musica e spettacolo. E cos\u00ec anch\u2019io. Eravamo tutte persone che, non essendo di qua, ma avendo scelto di rimanerci, dovevaMo piantare radici ancora pi\u00f9 profonde, perch\u00e9 quel legame lo vuoi, lo cerchi. Non vuoi sentirti uno straniero in mezzo agli stranieri, vuoi essere riconosciuto. E siccome non \u00e8 facile, ti dai da fare.<\/p>\n\n\n\n

Poi ho iniziato a lavorare per un’agenzia che organizzava grandi eventi, praticamente vivevo sopra la sala stucchi all\u2019Excelsior \u2013 il Lido era il nostro avamposto. E questo lavoro mi ha aperto le porte di alcuni dei palazzi e delle location pi\u00f9 meravigliose della citt\u00e0. Insomma, da dietro le quinte ho visto posti che mi hanno fatto innamorare e che non avrei mai visto altrimenti.<\/p>\n\n\n\n

Da l\u00ec sono passata a lavorare per una fondazione ai Giardini della Biennale, al Concilio Europeo dell\u2019Arte, dove ho seguito l’organizzazione di mostre ed eventi collaterali e altri progetti. Anche questo \u00e8 stato molto interessante per me, nel senso che sono passata dalle location lussuose agli spazi per mostre e allestimenti \u2013 non so quanti magazzini e scantinati ho visto, e quanti numeri di telefono ho registrato per andare a vedere posti che potessero ospitare piccole esposizioni Indipendenti.<\/p>\n\n\n\n

Purtroppo la pandemia non ci ha aiutato, i progetti e gli eventi sono tutti slittati, e da parte mia avevo bisogno di cambiare aria e trovare qualcosa che mi desse un ritorno immediato di positivit\u00e0. Mi serviva vedere la faccia felice di qualcuno che mi ringraziava per avergli consigliato di andare a vedere, che so, Giovanni Bellini dentro alla Chiesa di San Francesco della Vigna. Un giorno forse torner\u00f2 a lavorare nell\u2019arte, ma per ora sono molto felice di quello che faccio. Mi piace, sento di fare il mio anche solo raccontando Venezia con i miei occhi. Mi piace far passare l’idea che c’\u00e8 una residenzialit\u00e0, e che anche noi residenti siamo stupiti della bellezza di questa citt\u00e0. C\u2019\u00e8 spazio per sentirsi comunit\u00e0, quindi mi piace questa fase di passaggio da un lavoro all’altro, \u00e8 una dimensione che mi arricchisce.<\/p>\n\n\n\n

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V: E poi galeotto \u00e8 stato l\u2019incontro con Alberto [Spezzamonte, ndr].<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Eh s\u00ec. L\u2019ho conosciuto al Teatro Fondamente Nove, lui faceva il sound engineer l\u00ec ma anche per i concerti di San Marco, era il fonico degli Ska-J.<\/p>\n\n\n\n

Ecco, \u00e8 stato bello fin da subito perch\u00e9 ho vissuto Venezia su tanti registri diversi: quella che tutto il mondo conosce, ovvero quella dei grandi eventi, delle feste in terrazza, la Venezia inarrivabile, costosa e che si possono permettere in pochi; poi, la Venezia dell\u2019arte; la Venezia delle case occupate. E, infine, quella dei residenti: una Venezia vista dall\u2019acqua, dal barchino \u2013 anzi, dalla topa, che era la topa del teatro che guidava sempre Alberto \u2013 e che ti d\u00e0 una prospettiva completamente diversa sulla citt\u00e0. Vedi i panni stesi, vedi i risvegli della gente\u2026\u00e8 una vita privata che viene esposta sul retro, a vista sui canaletti. Ed \u00e8 la vita che ora vivono i miei figli.<\/p>\n\n\n\n

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V: <\/strong>Questa \u00e8 un filone che ancora non abbiamo esplorato, nelle interviste precedenti \u2013 ovvero quello dell\u2019infanzia e del crescere a Venezia.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Venezia secondo me \u00e8 una dimensione meravigliosa per far crescere dei bambini, almeno finch\u00e9 non sono adolescenti. C\u2019\u00e8 da dire che viviamo a Murano, perch\u00e9 Alberto \u00e8 di l\u00ec e ad un certo punto si \u00e8 resa disponibile una casa con giardino; non l’ho neanche vista, gli ho detto: \u201cOK, andiamo\u201d. Lo trovo un luogo molto sicuro, dove non mi devo preoccupare. Ci si sposta sempre in barca. I miei figli vanno a scuola in barca in qualunque stagione e con qualunque tempo \u2013 arrivano zuppi, a volte, ma il padre \u00e8 intransigente e la verit\u00e0 \u00e8 che non prendono mai un raffreddore. A volte ci capita di andare in terraferma per qualche giorno, o in vacanza, e vedo che al pi\u00f9 grande l\u2019acqua manca in maniera viscerale, manca quel senso di libert\u00e0 che solo la barca ti pu\u00f2 dare. Ed \u00e8 bello che si rendano conto di questo privilegio. Perch\u00e9 in realt\u00e0 \u00e8 un privilegio, in un certo senso \u2013 siamo in pochi ad avere il barchino; gli altri ti guardano e ti fanno la foto, ma il barchino ti lega a questo senso di appartenenza alla citt\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

V: <\/strong>Cosa ti piace di Venezia per come la vedi oggi?<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Si potrebbero dire tante cose, ma la cosa pi\u00f9 evidente \u00e8 che adesso vedo una comunit\u00e0 di persone che hanno portato tante competenze e che stanno svecchiando l’idea di fare rete e fare impresa in citt\u00e0. E\u2019 bello perch\u00e9 ti fa pensare che non sei solo tu a pensarla in un certo modo, che ci si sta sensibilizzando e ci si sta sostenendo e questo ci fa sentire meno soli. <\/p>\n\n\n\n

Mi piace la condivisione e l\u2019idea di accoglienza che inizio a vedere, mi piace questa convinzione di poter far bene. Non \u00e8 sempre facile, ciclicamente pu\u00f2 essere demoralizzante, vuoi per le risposte da parte della citt\u00e0, vuoi perch\u00e9 certi mesi dell\u2019anno portano con s\u00e9 un certo tipo di turismo meno attento ai servizi offerti. Ma ci sono momenti in cui Venezia ti ripaga molto, e lo stesso fa il feedback delle persone con cui interagisco e a cui riesco a dare qualche consiglio speciale su cose da fare, circuiti alternativi. A volte, sottobanco, ad alcuni presto anche le mie guide o i miei libri \u2013 per ora sono sempre tornati indietro.<\/p>\n\n\n\n

Ho tantissimi libri di Venezia, li colleziono, e ogni anno a Natale qualcuno \u00e8 incaricato di regalarmene uno. E poi c\u2019\u00e8 una parte della mia famiglia acquisita che alimenta questa mia passione \u2013 Luisa, la bisnonna di Alberto, che \u00e8 morta a 90 anni, era la pi\u00f9 grande lettrice che io abbia mai conosciuto, leggeva un libro al giorno. Ancora mi capita di andare a pescare dalla sua libreria, aveva tutta una sezione su Venezia, aveva i libri di Fulvio Roiter, aveva i numeri della rivista i Meridiani \u2013 una rivista gi\u00e0 all\u2019epoca molto costosa, molto bella, per un turismo di nicchia \u2013 e quando ha scoperto che anch\u2019io ero appassionato mi ha regalato il numero uno della rivista, che era il numero dedicato a Venezia, un\u2019edizione speciale. La conservo gelosamente, tutta impacchettata.<\/p>\n\n\n\n

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V: Raccontami una tua giornata tipo.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Premesso che siamo una famiglia ben assortita e piuttosto dinamica, ci svegliamo tutti tremendamente presto \u2013 io alle 5.00, e poi per le 6.00 massimo sono tutti in piedi. Sono felicissima di alzarmi presto, \u00e8 un dono prezioso. Riesci a sentire Venezia davvero tua<\/em>.<\/p>\n\n\n\n

Poi io vado al lavoro e loro vanno a scuola in barca con Alberto. Le prime ore della mia giornata sono occupate al lavoro dove mi dedico ad organizzare la giornata degli ospiti, indirizzandolii alla scoperta di Venezia \u2013 questo, dopo aver organizzato anche quella dei miei figli, che hanno una vita sociale molto pi\u00f9 interessante della mia. Poi, il resto della giornata \u00e8 occupato dal vivere la citt\u00e0 e la comunit\u00e0 che si riversa in pubblico nel tardo pomeriggio. Con i bambini cerchiamo sempre di vivere la giornata fino all\u2019ultimo, che sia in barca in laguna o in campo. Nella bella stagione, non torniamo mai a Murano prima delle 8 di sera. Spesso siamo in Campo dei Gesuiti a giocare a calcio, o seduti su un pozzo da qualche parte. Spesso provo ad abbinare il gioco e l\u2019entrata da qualche parte \u2013 una chiesa, una cosa che non ho visto. E obbligo i figli a venire con me \u2013 mi odiano. E poi c\u2019\u00e8 il momento dell\u2019aperitivo, mentre la cena la facciamo spesso a casa. Alberto ha questa cosa dell\u2019amore per il cucinare, ama cucinare per gli altri \u2013 se gli altri lo chiamano per fare qualcosa insieme lui dice sempre s\u00ec e li invita a cena, quindi spesso ci troviamo in 20 con lui in giardino a grigliare.<\/p>\n\n\n\n

D\u2019estate, nei giorni liberi, amiamo andare in laguna nord in barca. Ci svegliamo prestissimo per andare a vedere l\u2019alba, poi facciamo colazione a Burano e rimaniamo l\u00ec. Ho questo ricordo bellissimo di un temporale estivo dove i bambini erano eccitatissimi, era un\u2019avventura vera.<\/p>\n\n\n\n

E poi, quando gioca il Venezia siamo sempre in curva. Nino, mio figlio, ha 10 anni e gioca a calcio e ha la passione per Joel Pojhanpalo. Cos\u00ec, in famiglia \u00e8 scoppiata la passione per il Venezia FC nonostante io non abbia mai visto una partita prima d\u2019ora e nemmeno Alberto, adesso andiamo sempre, tutti e 4, compresa la bimba che ha 5 anni. E prima della partita, ma anche dopo, facciamo tappa fissa al Partito in via Garibaldi, uno dei luoghi a me pi\u00f9 cari. Ci fermiamo l\u00ec, giochiamo a torello, a calcio, tutti insieme, e poi si torna a casa seguendo le mura dell\u2019arsenale, che verso il tramonto hanno una luce spettacolare, con quei merletti. Amo la venezianit\u00e0 di queste sere e di questi luoghi.<\/p>\n\n\n\n

\u201cStavamo l\u00ec finch\u00e9 qualcuno non chiamava la polizia, noi buttavamo tutto in barca e andavamo via. Offrivamo anche ai turisti di passaggio, che ci guardavamo con due occhi cos\u00ec. Noi lo facevamo per puro piacere di stare insieme.\u201d<\/em><\/em><\/p><\/blockquote><\/figure>\n\n\n\n

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V: <\/strong>Altri tuoi luoghi del cuore a Venezia.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Amo la zona di Castello \u2013 San Piero, San Francesco della vigna, la facciata dell\u2019Ospedale, ovvero la Scuola Grande di San Marco \u2013 ma anche di Cannaregio. La Chiesetta dei Miracoli, la Madonna dell\u2019Orto, col suo sagrato in cotto. Il Campo e la Chiesa dell\u2019Abbazia. A proposito di Campo dell\u2019Abbazia: mi ricordo ancora di una serata meravigliosa di tanti anni fa in cui l\u2019abbiamo occupato col gruppo del Teatro Fondamenta Nuove. Per mesi abbiamo organizzato un aperitivo itinerante nei vari campi della citt\u00e0 \u2013 funzionava tutto per passaparola, via messaggio. Occupavamo i campi, portavamo tavoli, Alberto faceva i cicchetti, e offrivamo l\u2019aperitivo a chi veniva, era tutto gratuito. Al primo evento eravamo in 15, e alla fine ci siamo ritrovati in 50 a fare comunit\u00e0 nei campi pi\u00f9 belli di Venezia. Stavamo l\u00ec finch\u00e9 qualcuno non chiamava la polizia, noi buttavamo tutto in barca e andavamo via. Offrivamo anche ai turisti di passaggio, che ci guardavamo con due occhi cos\u00ec. Noi lo facevamo per puro piacere di stare insieme.<\/p>\n\n\n\n

V: E\u2019 la stessa voglia di comunit\u00e0 che si vede durante le sagre estive.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Certo, di questo credo ci sia bisogno. Vedo che alle sagre estive c’\u00e8 sempre grande partecipazione, tutti non vedono l’ora di andare a San Piero de Casteo o a San Giacomo, e a San Francesco della Vigna\u2026dovrebbero riesumare qualche altro Santo o qualche altro patrono, magari in altri mesi dell\u2019anno, per poter continuare.<\/p>\n\n\n\n

V: Una storia veneziana che ami raccontare.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

N: Quella della costruzione della Chiesetta dei Miracoli. E\u2019 stata costruita in pochissimo tempo, nel \u2018400, e che sia stata tirata su in 6 o 7 anni con i soldi della delle donazioni della popolazione del quartiere per celebrare un avvenimento miracoloso \u2013 insomma un\u2019impresa grandiosa perch\u00e9 anche se \u00e8 stata fatta cos\u00ec velocemente, \u00e8 tutta di marmo e granito. Mi fa pensare alla fatica fisica che deve essere costata per costruirla, oltre che all’ingegno. L\u2019ingegno \u00e8 faticoso, eh, ma poi la fatica fisica di vedere realizzate idee che sembravano impossibili lo \u00e8 di pi\u00f9 \u2013 bisogna ricordarselo, quando si fanno le cose: e bisogna ricordarsi di guardare oltre. Lo dico sempre ai miei figli, ma anche a me stessa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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