Anche se ci appaiono lontani, gli avvenimenti del ‘900 continuano ad incuriosirci, perché sono la riscoperta di noi stessi, catturano la nostra attenzione perché sono ancora parte viva della nostra cultura.
Mario de Biasi è stato uno dei padri del fotogiornalismo italiano fra i più conosciuti al mondo, e non è mai apparso così, in tutta la sua interezza e con le sue sfaccettature come nell’esposizione in corso alla Casa dei Tre Oci, visitabile fino al 9 gennaio 2022.
Le stanze della Casa si tingono di un rosso acceso, blu e giallo, in un percorso diviso in 7 sezioni che ci accompagna nei viaggi di De Biasi, dove ogni scatto è un frammento di storia e una visione intima delle culture che incrociava.
Ha viaggiato in lungo e in largo accompagnando milioni di Italiani alla scoperta degli avvenimenti mondiali. Erano gli anni del dopoguerra: un’Italia ancora da ricostruire in cui ci si spostava poco, dove notizie ed immagini non scorrevano in pochi istanti in circuiti digitali ma arrivavano tramite giornali e riviste a tempo debito.
Dalle grandi città oltreoceano alle periferie italiane, la rivoluzione d’Ungheria, l’impresa Apollo 11, in Siberia sottozero dove rischiò di perdere un orecchio. E ancora terremoti, vulcani e le celebrità del Cinema di Venezia.
Uno dei pochi fotoreporter ad essere assunto a tempo pieno da una testata giornalistica –Epoca– per la quale spediva pacchi di rullini da paesi lontani senza neanche vedere il risultato del lavoro sviluppato prima della sua pubblicazione, perchè dall’Africa saltava in Giappone. Intrepido e coraggioso tanto da aggiudicarsi il titolo di “italiano pazzo” da un quotidiano ugherese.
Una mostra realizzata con il supporto di Silvia De Biasi, custode dell’immenso archivio del padre, che ci rende spettatori degli scatti che hanno segnato la sua carriera e i progetti personali che riusciva a portare a casa ritagliando sempre un momento per sé nei lunghi viaggi di lavoro, talvolta prolungando la permanenza a sue spese.
Lettere e dediche, gli schizzi che il fotografo bellunese amava disegnare in qualsiasi pezzo di carta trovasse, 40 stampe originali dell’autore disposte in ordine geografico in una parete che diventa un planisfero.
“Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003” mostra la straordinaria capacità di un fotografo che ha sempre avuto un occhio sulla scena che scorre e un altro per guardarsi intorno, curioso e indagatore, come ricorda la curatrice delle Enrica Viganò, osservando il mondo “senza pregiudizi e senza mai voltarsi dall’altra parte”.
F.M.