La peste fu portata a Venezia nel 1630 dalle navi commerciali provenienti dall’Oriente o forse, come vuole la vulgata, da un ambasciatore del duca di Mantova Carlo I Gonzaga Nevers che, entrato in contatto con un ignaro falegname, infettò l’intera città.
Circa due anni e 80.000 morti dopo si decise di erigere la basilica di Santa Maria della Salute quale ex voto alla Madonna che aveva liberato la città dalla pestilenza. La città ne guadagnò un capolavoro assoluto del barocco e una festa ancora adesso molto sentita. Fin qui la storia nota ai più.
Ma se vi dicessimo che vi fu chi, come gli abitanti di Corte Nova, nel sestiere di Castello, fu risparmiato dalla pestilenza? Che tutti senza alcuna distinzione vi sopravvissero? E che a salvarli fu un sotoportego (sottoportico), passaggio obbligato per accedervi, su una cui parete, guarda caso, era posta un’immagine di una Vergine a quanto pare non meno generosa e attenta alle vicende umane della Madonna Nera della Salute? E se aggiungessimo che, non pago, il prodigo sotoportego salvò tutti gli abitanti anche dai contagi di colera del 1849 e del 1855 e, perché risparmiarsi, pure dai bombardamenti austriaci del 1917 /18?
Si sa, la riconoscenza non è di questo mondo e ora il Sotoportego della Peste (o della corte Nova, o Zorzi, chi ci legge lo sa che la toponomastica a Venezia è solo un’opinione) non gode di buona salute.
L’impianto ligneo sul quale si trovavano quattro tele devozionali ora restaurate da Save Venice ed esposte nella vicina chiesa di San Francesco della Vigna, è bisognoso di restauro, così come l’iscrizione che ne narra l’incredibile storia.
Risplende però ancora vivida sotto la sua volta, tra i grigi lastroni di trachite della pavimentazione, la pietra rossa che, secondo la credenza popolare, è il luogo dove la peste cadde ormai priva di ogni virulenza. E con essa anche la credenza popolare che tale pietra porti sfortuna a chi la calpesta.
Non meravigliatevi quindi se vedrete le numerose persone che lo attraversano quotidianamente compiere impacciati scarti e ridicoli volteggi nel tentativo di evitarla senza dare troppo nell’occhio. Se siete curiosi ma troppa superstizione vi imbarazza non preoccupatevi: potrete sempre dire che vi ci siete recati per coglierne il genius loci.
Come diceva Eduardo: “credere alle superstizioni è da ignoranti, ma non crederci porta male”.
C.S.